1. I Cannoli Siciliani: Storia di un Dolce Millenario
- lucianimarco
- 16 ott 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 5 mar
Parte 1
I cannoli siciliani, oggi simbolo indiscusso della pasticceria italiana, nascondono una storia affascinante che risale a secoli fa, un vero e proprio viaggio attraverso epoche e culture diverse. Le loro radici affondano nel cuore del Mediterraneo, in una terra che ha visto il passaggio di numerosi popoli, ognuno dei quali ha lasciato un'impronta indelebile nella cucina siciliana. Tra tutti i dolci tipici della Sicilia, il cannolo emerge come una perfetta sintesi di queste influenze: un dolce che racconta l'incontro tra le tradizioni arabe e quelle dell'antica Roma.
Secondo la leggenda, il cannolo siciliano nacque a Caltanissetta, una città situata nel cuore della Sicilia, durante il periodo della dominazione araba (IX-XI secolo). In quegli anni, Caltanissetta, conosciuta come "Qalc’at al-Niss" (Castello delle donne), era un importante centro di scambi commerciali e sede di ricche residenze nobiliari arabe. Si racconta che all'interno degli harem, le donne abbiano creato un dolce che richiamava per forma e gusto un omaggio alla fertilità: un guscio croccante riempito di una morbida crema di ricotta zuccherata. Questa versione si diffuse rapidamente, tanto da essere considerata un'antenata del moderno cannolo.

Il sito tripstep.it dice: "Un'altra fonte, invece, tramanda che i cannoli siano stati preparati per la prima volta in un convento sempre nei pressi di Caltanissetta.
Si racconta che in occasione del Carnevale le monache 'inventarono' un dolce formato da un involucro (scorcia) riempito da una crema di ricotta e zucchero ed arricchito con pezzetti di cioccolato e granella di mandorle.
Sia che si tratti di suore o concubine, 'queste donne, rese diverse dal voto di castità, probabilmente nel loro intimo non lo erano così tanto di fronte al piacere voluttuoso offerto dal magnifico dolce'. Di certo sappiamo che le sue radici risalgono alla dominazione araba in Sicilia (dal 827 al 1091).
Entrambe le tesi sono verosimili in quanto alla fine della dominazione araba in Sicilia, concisa con l’arrivo dei Normanni, gli harem si svuotarono e una o più donne ormai libere, convertitesi al Cristianesimo, entrarono in convento. Qui potrebbero avere riprodotto alcune delle ricette con le quali avevano sedotto le corti degli emiri, trasmettendole in seguito a “quelle sante ancelle del Signore per arrivare poi sino a noi peccatori.” *
Tuttavia, le radici del cannolo potrebbero risalire ancora più indietro nel tempo, all'epoca romana. Il filosofo e oratore Marco Tullio Cicerone, intorno al 70 a.C., fece riferimento a un dolce chiamato tubus farinarius, descritto come "un tubo di farina ripieno di un dolcissimo composto a base di latte".
Questo dolce, simile per struttura al cannolo odierno, testimonia come già nell'antica Roma si preparassero dessert che combinavano ingredienti semplici ma gustosi, anticipando la struttura dell'attuale dolce siciliano.**
Il passaggio della Sicilia sotto la dominazione araba perfezionò la ricetta, introducendo nuovi sapori come lo zucchero, le spezie e la frutta secca, elementi fondamentali della cucina mediorientale. Fu grazie a questa fusione di culture che il cannolo prese la forma moderna, con una crosta fritta e croccante che racchiude la dolcezza mediterranea. Inizialmente preparato per celebrare il Carnevale, come simbolo di abbondanza e fertilità, il cannolo si diffuse ben oltre la Sicilia, diventando un'icona della pasticceria internazionale.
A questo punto si potrebbe obiettare che, viste tutte le influenze ricevute nel corso dei secoli, il cannolo siciliano non è solo un dolce italiano come sostiene il tema principale dei nostri post, me come minimo "mediterraneo"!
Certo non si può negare che esso sia stato un crogiuolo di culture tra loro fondamentalmente diverse. In fondo questo spiegherebbe il motivo della sua fama e universalità e del perchè incontri i gusti di milioni di persone.
A noi italiani piace però pensare che il cannolo siciliano sia un nostro patrimonio, perché a noi si deve la sua essenza definitiva ed anche perché, dopo millenni di invasioni, forse vantarne la proprietà lo riteniamo una sorta di "indennizzo" a titolo di risarcimento morale.
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